PREPARAZIONE FISICA PER IL KITESURF
Il Kitesurf è uno sport affascinante, bello da praticare e spettacolare che sempre più sta diffondendosi tra le masse. Il suo ritmo di diffusione è in costante aumento. Si stima che, attualmente, ci siano già parecchie migliaia di persone che lo praticano in Italia. Pur essendo uno sport che per imparare richiede un livello di preparazione medio bassa, che da una parte va a favore della sua diffusione, dall’altra costituisce un pericolo nascosto dietro ad ogni praticante di questa bellissima disciplina sportiva. Il motivo risiede nel fatto che chi inizia non pensa minimamente al fatto che sia necessaria, come in tutti gli sport, una preparazione fisica di base che non solo serva per ottimizzare la prestazione durante gli allenamenti, ma che serva anche come prevenzione degli infortuni.
Prendiamo un esempio pratico: Mario Rossi, 35 anni, fumatore, impiegato di banca in leggero sovrappeso. Unici sport praticati: maratona delle forchette e ogni tanto qualche partita di calcetto con i suoi colleghi di ufficio. Mario decide di iniziare a praticare il Kitesurf. Fa un corso e inizia a planare sull’acqua gestendo in maniera relativamente facile questo impegno fisico. Il problema sorge quando la situazione in acqua gli richiede un impegno superiore alle sue attuali capacità fisiche di persona sedentaria all’80%. Questo accade quando, per esempio, in condizioni di onda si cade ed occorre recuperare l’ala e la tavola che spesso è difficile da individuare a causa del punto critico di osservazione (al livello dell’acqua) e del moto ondoso (che nasconde i pad o le pinnette della tavola). Questa operazione richiede un certo impegno muscolare, specie in condizioni di mare mosso. Oppure quando, alla fine di un salto, voluto o non voluto, il corpo può subire violenti strattoni a carico della muscolatura. Ordinaria amministrazione per chi è un Kiter di medio o alto livello. Ma cosa accade se il soggetto non ha una opportuna preparazione cardiovascolare (fiato) o muscolare (muscoli forti, flessibili e resistenti)?
Oltre a ciò mettiamoci anche la stanchezza che a fine session raggiunge quasi tutti atleti e non, presi dall’entusiasmo di fare l’ultimo paio di bordi della giornata, portando il corpo ad uno stato di piacevole stanchezza (che solo chi fa Kite può apprezzare, dopo una giornata di vento con l’ala in aria in mezzo ai compagni). Come per lo sci, è proprio nell’ultima discesa della giornata che si rischia di farsi male. In stato di stanchezza, la muscolatura è meno in grado di gestire il carico imposto alla muscolatura, specie se interviene il “fattore x”, che richiede in quel momento un impegno superiore alla normale surfata.??Per rendere più sicuro la pratica di uno sport, specie se si parla del Kitesurf, considerato a ragione uno sport estremo, occorre da una parte rispettare la regole di sicurezza imparate nel Corso di base, e dall’altra preparare in maniera specifica il corpo in modo da renderlo sia più efficiente (aumentando quindi il livello tecnico del praticante) sia maggiormente preparato per la prevenzione degli infortuni. Una preparazione specifica (e NON casuale del tipo, “ho fatto un pò di pesi sono a posto”) ma ripeto, SPECIFICA, ovvero che sia il frutto di una Programmazione adatta allo sport praticato, costituisce una vera e propria assicurazione contro gli infortuni. Prevenire è sempre meglio che curare.
Ma andiamo a vedere nello specifico come preparare atleticamente un praticante il Kitesurf.
1) Preparazione aerobica cardiovascolare
Il Primo, fondamentale step, come in TUTTI gli sport (a parte il ping pong e le bocce) è un’accurata preparazione aerobica di base che permetta di sviluppare il cosiddetto “fiato” ovvero di potenziare la capacità cardiaca e respiratoria. In questo modo il corpo lavorerà ad un “livello di giri”, ovvero con un battito cardiaco inferiore ad un soggetto non allenato in questo modo o sedentario. Il risultato immediato sarà una minore predisposizione all’affaticamento e una capacità di estendere i tempi di allenamento in acqua. Questa fase fondamentale permetterà inoltre di accorciare i tempi di recupero tra le giornate di kitesurf, permettendo di smaltire più velocemente l’eventuale accumulo di acido lattico.
Prima si recupera e prima e meglio si rivà in acqua (sempre vento permettendo, ovviamente).
2) Preparazione muscolare. Power Flex Training
Questa seconda fase è importante quanto la prima. Se l’allenamento cardiovascolare (aerobico) non è affiancato ad un lavoro muscolare, il risultato sarà un Kiter con la capacità aerobica di un corridore ma con la muscolatura di un maratoneta. Cosa negativa se si pensa che il Kiter, seppur agganciato ad un trapezio, ha necessità di braccia, dorsali, addominali e gambe forti.?A questo punto non bisogna confondere lo sviluppo muscolare con il generico training con i pesi della palestra. Anche qui entra il gioco il concetto di Specificità dell’allenamento. La preparazione fisica di base deve rispettare le richieste e l’impegno fisico imposto dalla disciplina praticata. In parole semplici: un maratoneta non deve essere allenato come un nuotatore, così come un ginnasta non deve essere preparato con esercizi di Bodybuilding. Nel caso del Kitesurf, la preparazione muscolare richiede lo sviluppo di una muscolatura forte ma elastica e resistente. Questa scelta deriva proprio dal fatto che un muscolo elastico permette di gestire in sicurezza anche situazioni limite di forti strattoni imposti da raffiche di vento, cambi di direzione e salti non riusciti. Questo discorso vale a maggior ragione per gli atleti avanzati che eseguono manovre sganciati dal trapezio.
Il modo migliore di Traini muscolare per il Kiter è il cosiddetto lavoro muscolare
Power-Flex, ovvero di esercizi di forza sviluppati nel maggior arco di movimento possibile. In sintesi è un lavoro simile a quello che fanno i ginnasti, che nei loro movimenti sottopongono il corpo a carichi notevoli in posizioni di notevole allungamento muscolare. Anche la scelta degli esercizi è critica e fondamentale: a nulla servirebbe allenare i polpacci, muscoli che in questo sport non vengono direttamente sollecitati, così come i muscoli pettorali e tricipiti. Risulta al contrario fondamentale l’allenamento della cintura addominale che, come in ogni sport, sostiene l’intera struttura corporea sul quale viene scaricato ogni movimento. Tra gli altri muscoli fondamentali nel Kitesurf ci sono i muscoli dorsali ed i bicipiti della braccia. Giova ripetere il fatto che sarebbe addirittura controproducente allenare tali muscoli con alti carichi, basse ripetizioni e range articolari limitati. Ciò creerebbe muscoli ipertrofici, corti e facilmente soggetti ad infortuni (poichè non abituati a lavorare su range articolari completi). Il Principio cardine di lavoro muscolare per il Kitesurfing è sempre quello “Power-Flex” che mira allo sviluppo di un corpo forte, flessibile e resistente.
Per maggiori informazioni: www.powerflextraining.com
Per domande potete contattare l’autore dell’articolo, David De Angelis alla email: flex@powerflexsystem.com
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